ESSERE V-MANO, ovvero come vestire un'idea (seconda parte)
Vi raccontiamo in questo secondo post relativo al progetto ESSERE V-MANO come siamo passate dall'idea alla realizzazione vera e propria.
Il concetto che volevamo esprimere (leggi la prima parte qui sul blog) ha cominciato a prendere corpo in due abiti, esteticamente e simbolicamente opposti tra loro.
Il primo abito, scuro, rigoroso e severo, volutamente informe, non mette in risalto la figura femminile, anzi, quasi la mortifica, in una sorta di GABBIA buia.
Il secondo abito, viceversa, è chiaro, luminoso, rigoglìo di foglie e fiori, è la VITA. E' l'abito sognato, quello eccezionale e fiabesco, quello visionario che veste della vera bellezza, quella che si sprigiona da dentro come una linfa vitale.
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La parte tecnico-sartoriale è stata curata da Gloria De Martin (atelier Emozioni) che con maniacale perfezione ha realizzato i due abiti, doppiati e foderati, reversibili, in shantung di seta.
Sull'abito scuro è stata cucita un' applicazione dipinta a mano da Alida Liberale, pittrice su stoffa.
Il disegno rappresenta la scomposizione dell'immagine di una bambina in tre parti: la testa e i piedi sono sempre gli stessi mentre la parte centrale, quella del vestito, cambia. Ciò per sottolineare come, nel giudizio, sia l'abito che fa la persona, ma anche, all'opposto, che nonostante l'abito, ognuno può e deve rimanere se stesso.
Sull'abito chiaro, omaggio ai nostri Angeli che spesso la indossano, abbiamo aggiunto una sopragonna in organza di seta, per dare l'idea del fiore che sboccia.
E poi, intorno ai due abiti, abbiamo cominciato a costruire visivamente l'installazione che vi presenteremo finita nella terza parte di questo racconto.